Prologo: No, dico ma siete sicuri? Certo, le cose ci piacciono difficili, sennò non ci divertiamo. Ah. Benvenuta tra noi. Ah, grazie.

Non è andata proprio così, ma rende l’idea di come è cominciata. Nel frattempo sono passati un po’ di mesi, un buon numero di ore insonni e la netta sensazione che la vita a volte ci si metta di impegno per farti perdere la calma. Poi ieri finalmente abbiamo presentato la creaturina (anzi, in realtà sono due) che come tutte le creaturine ha ancora molti difetti e deve crescere e smettere di succhiarsi il pollice. Però insomma è bellina e – mi dicono – assomigli tutta alla mamma, il che non è detto che sia proprio un complimento.

Potrei raccontare un sacco di cose buffe sulla sequenza di tragicomici momenti che ci hanno portato fino qui, se solo li ricordassi. Posso però dirvi di come le mie colleghe abbiano, loro malgrado, imparato a vedermi parlare con il monitor. Di come lui abbia esordito per mesi con la frase: allora mi fai vedere qualcosa? E di come la mia risposta sia stata sempre immancabilmente: no. O di quanto lui mi abbia pazientemente assistito, benché poi finissi per prendermela sempre con lui. E potrei perfino raccontarvi – se solo lo volessi – di quando ieri il direttore della rivista è venuto da me dicendo: tu ti siedi vicino a me durante la conferenza stampa. E io ho risposto solo un lungo e inarrestabile: noooooo. E lui ha detto: invece sì. E io ho saputo pronunciare solo parole sconnesse. E le mie colleghe hanno fatto sì con la testa e io ho replicato: voi siete pazze. E lui ha fatto un ghigno sadico e io ho pensato che prima o poi me la pagherà. Ma non vi dirò nulla di tutto questo, vi dirò solo di andare a vedere Babele perché noi le vogliamo già bene, e poi è piena di blaaagh.

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